« L’azienda vuole uscire dal mercato europeo e africano. Non sappiamo se l’azienda vuole
uscirne come vendita o come chiusura vera e propria- spiega Francesco Armandi,
segretario Ugl Metalmeccanici- Ci siamo incontrati con l’azienda il 24 febbraio, venendo a
conoscenza che non c’erano investimenti sullo stabilimento di Comunanza. La nostra
sensazione è quella di non sapere. L’amministratore delegato dell’azienda vuole uscire dal
mercato a causa della guerra e dei costi. Ci incontriamo con l’azienda non avendo
sensazioni positive e ci aspettiamo che l’azienda ci dica la verità: vogliamo sapere dove
vogliono andare a parare- dice Armandi – Se non sappiamo cosa vuole fare l’azienda, è
difficile instaurare un rapporto. La nostra missione è creare lavatrici e lavasciuga, ma il
supporto di nuovi modelli non c’è. Uscire dal mercato significa uscire dall’Europa oppure
chiudere il sito. Non vogliamo fare la stessa fine dello stabilimento di Napoli»
Fabio Capolongo, della Rsu dello stabilimento di Comunanza aggiunge che « Il problema
non riguarda solo Comunanza. Il capo della Whirpool Marc Bitzer ha parlato di un’uscita
dal mercato europeo. Da gennaio chiediamo un incontro con loro che non abbiamo mai
avuto. Ci sono pseudo investimenti, con cassa integrazione e con volumi produttivi che
non rispecchiano i piani industriali per varie cause. Con la pandemia e la guerra, ci sono
delle contrazioni che producono delle giustificazioni. Lo stabilimento di Comunanza non è
produttivo come dovrebbe essere. In più, hanno ottenuto la cassa integrazione dallo Stato,
gestendo i cali di produzione con la cassa integrazione. Ci hanno presentato investimenti
non rilevanti. Vorremmo affrontare una discussione su temi veri e sensibili per i lavoratori,
qualifiche, tempi e metodi di lavorazione, con dirigenti preparati ed esperti che abbiano a
cuore le sorti dello stabilimentoIniziamo a pensare che lo stabilimento sia pronto per una
vendita a marchi cinesi e la preoccupazione sale. Se si dovesse parlare di sviluppo,
servirebbe uno svecchiamento della popolazione produttiva ma l’azienda continua ad
andare avanti senza orizzonti ben chiari».
« Siamo preoccupati per la situazione occupazionale del territorio anche alla luce della
crisi energetica e del post pandemia. Non vogliamo che la Whirpool sia un’altra azienda
che delocalizzi e che spopoli un territorio già in crisi- aggiunge il segretario provinciale Ugl
Carlo Narcisi – Siamo preoccupati anche per tutto l’indotto che impiega più di mille
persone. Siamo al fianco dei lavoratori e punteremo i piedi per ogni decisione che preveda
un ridimensionamento».